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“Alla famiglia Caputo è in gran parte dovuta, a mio giudizio fazioso e partigiano, la fortuna di Marina del Cantone”,
così scriveva con nostro sincero orgoglio
il grande Luigi Veronelli.
Tutto ebbe inizio con Alfonso Caputo, proprietario ad inizio Novecento dell’unica salumeria del paese che per le condizioni di grande difficoltà decise di partire alla volta del Nuovo Continente, emigrando in Argentina nel tentativo di fare fortuna.

E così effettivamente fu: Alfonso riuscì a tornare a Marina del Cantone e decise di investire tutti i suoi guadagni in attività utili per lo sviluppo del paese: il nuovo frantoio, il forno a legna e la rete elettrica.
Credeva fortemente nelle potenzialità turistiche della baia e della sua splendida spiaggia, fino ad allora frequentata solo da pescatori, al punto da acquistare un vecchio fabbricato con annessa Certosa del 1200 e trasformarlo in una pensione con ristorante in cui potessero lavorare i suoi ben dieci figli.

Anche questa intuizione fu azzeccata: con gli anni Sessanta e il boom economico iniziarono ad arrivare il primi turisti.
Fu suo figlio Salvatore a dare continuità alla sua opera. Diplomatosi all’Istituto Nautico di Piano di Sorrento e imbarcatosi per qualche anno su navi italiane come ufficiale – ecco perché “Capitano” – decise poi, intorno alla metà degli anni Sessanta, di tornare a casa e di iniziare a gestire da solo un nuovo locale nato dalla ristrutturazione di una vecchia casa di pescatori, con 15 camere e un’ampia sala ristorante che dava e tutt’oggi dà direttamente sulla spiaggia.
Fu nel 28 Aprile del 1966, che Salvatore prese in moglie una giovane donna di Massa Lubrense, Grazia Casa. Fin da ragazzina, Grazia aveva manifestato un grande amore per la cucina, ereditato dalla mamma Jolanda e fu così che le fu spontaneo occuparsi della cucina del ristorante.

Il suo desiderio di migliorarsi la portò in giro per l’Italia e il Mondo a frequentare stage presso le cucine di grandi cuochi tra cui Gualtiero Marchesi, Angelo Paracucchi, Georges Blanc e Roger Vergé.
Nel 1967, il primo Febbraio per l’esattezza, nasce la primogenita Mariella. Non era per nulla scritto nel destino che continuasse l’attività di famiglia.

Eppure il richiamo dell’alta gastronomia e dell’eccellenza enologica finirono per conquistarla nel corso degli anni. Segue le orme paterne e inizia a frequentare i corsi di sommelier dell’A.I.S. fino a diventare primo sommelier della Campania e finalista al concorso Primo sommelier d’Italia del 1994.
Dopo tre anni dalla nascita di Mariella, ecco arrivare il secondogenito Alfonso, come suo nonno. Grazia ama raccontare l’aneddoto secondo il quale Alfonso sia “nato in cucina praticamente”!

Nonostante il diploma in Ragioneria, Alfonso decide di voler intraprendere la carriera dei fornelli ma lo fa, imprevedibilmente, non al fianco di mamma Grazia.
Non da subito almeno, infatti Alfonso muove i suoi primi passi in cucina nel 1989 nel tempio dell’alta gastronomia italiana di Gualtiero Marchesi.

Per poi negli anni successivi girare il mondo, dalla Francia al Giappone, per apprendere i più profondi segreti del mestiere e di diverse culture culinarie internazionali.

È nel 1993 che entra a far parte dell’Associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe.
Lo stesso anno in cui Mariella sposa Claudio Di Mauro, giovane cresciuto a Sorrento ma specializzatosi ad Assisi presso l’Istituto Superiore di Tecnica per il Turismo. È un corso che entusiasma a tal punto Claudio, che egli decide di lavorare per un periodo come operatore turistico per la Regione Toscana.
Avviato verso una carriera da manager del turismo, finisce per seguire le ragioni del cuore ed approdare a Marina del Cantone, alla Taverna del Capitano. Approfondisce le sue conoscenze frequentando corsi ONAO per divenire Maestro Oleario e A.I.S. per poter affiancare proprio Mariella nel ruolo di Sommelier in sala.
Nel 1996, appena ventiseienne, Alfonso vede coronare i suoi sforzi con la prima Stella Michelin per poi ricevere la seconda dopo dieci anni, nel 2006.